domenica 27 ottobre 2013

IL MIO CALCIO / CELLAMARE-REAL MODUGNO 2-1


STADIO COMUNALE DI CAPURSO, DOMENICA 27 OTTOBRE 2013-10-28 CAMPIONATO DI PROMOZIONE, GIRONE A, SETTIMA GIORNATA
CELLAMARE-REAL MODUGNO 2-1
CELLAMARE: Ritorno, Longo, De Marzo, Rubino, Di Carne, De Simini, Schiraldi (33' st Iurlo), Ferrarese (18' st Hamad), Giuliani, Terrevoli, Summaria (23' st Fanfulla). A disp. Caravelli, Regalino, Ardito, Giannelli. All. Fumai (squalificato, in panchina Mazzone).
REAL MODUGNO: Bonavita, Romito, Grimaldi, Angelillo (41' st Siciliani), De Francesco, Mongelli (29' st Scaramuzzi), De Tommasi (1' st Maselli), Indrago, Pica, Tenzone, Kociraj. A disp. Lamacchia, La Forgia, N.Lieggi, D.Lieggi. All. Carella (squalificato, in panchina De Francesco).
ARBITRO: Pascariello di Lecce.
RETI: pt 15' Pica, 30' Giuliani; st 24' Schiraldi
Fabio Pica, attaccante del Real Modugno
CAPURSO – Cellamare batte Modugno e migliora sensibilmente la propria classifica. Regge il passo delle prime della classe (Bitonto e Altamura, che si affermano su due avversari molto insidiosi, rispettivamente a Giovinazzo e col Corato) ed è terzo in perfetta solitudine, a meno tre dalla coppia di testa. Alla vigilia di quello che diventa il big-match della prima domenica di novembre, la sfida tra Bitonto e Cellamare.
Cellamare arriva al derby col Modugno galvanizzato dalla sonante vittoria di Bitritto (0-3 alla Virtus). I biancazzurri debbono dimenticare in fretta il rocambolesco pareggio interno col Giovinazzo (3-3). I due tecnici sono squalificati: in panchina Piero De Francesco per gli ospiti, Antonio Mazzone per i padroni di casa. Muzio Fumai e Michele Carella si collocano ai lati opposti della grande tribuna del “Comunale”. Fumai schiera De Simini e capitan Di Carne centrali di difesa davanti a Ritorno, con gli juniores De Marzo e Longo laterali; in cabina di regia c’è Donato Terrevoli, più arzillo che mai, la
mediana è presidiata da un Rubino sempre meno appariscente, sempre più importante nella fase di filtro; a destra Schiraldi è chiamato ad un lavoro di sacrificio, ma le sue sgroppate sull’out di dritta si riveleranno devastanti; dall’altra parte c’è un Summaria che mette spesso in difficoltà il dirimpettaio (l’ex capitano del Cellamare Giuseppe Angelillo), ma poco disposto al dialogo; Giuliani e Ferrarese (centrale) sono le punte. Pressoché speculare lo schieramento proposto da Carella, che torna a Capurso, dove ha vissuto stagioni importanti con Sergio Prigigallo prima e Mimmo Caricola poi. Bonavita è il barbuto portiere, Grimaldi e Mongelli sono stopper e libero, Romio e Angelillo i terzini; De Francesco è il play-maker, Indrago il mediano, De Tommasi sta largo a destra, Tenzone è il trequartista che converge verso la mancina, Kociraj il 18enne albanese che supporta il caterpillar Pica. Ed è proprio Fabio Pica a mettere prima in difficoltà la coppia centrale avversaria (tiro solo un po’ largo) e poi a beffare Ritorno scattando sul filo del fuori gioco sull’assistenza di Tenzone che lancia l’ex Bitonto dritto per dritto. Il match dà l’impressione di essere sempre in bilico. Cellamare corre molto, lo fa persino Terrevoli, che ha quasi 45 anni. Ed è proprio l’ex Andria a chiamare, su punizione, (27’) alla prodezza Bonavita. È la premessa per il gol: calcio franco di Terrevoli dall’out sinistro, perfetto colpo di testa (difesa non irreprensibile) di Giuliani che centra l’angolo basso alla sinistra di Bonavita. Cellamare spinge sull’abbrivio e crea due opportunità per Schiraldi, tra i migliori, anche perché Romito è tra i peggiori.


Vincenzo Schiraldi, laterale destro
del Cellamare
Nella ripresa Carella presenta Maselli al posto di uno spento De Tommasi. Modugno ha più possesso di palla, ma la sua offensiva non ha l’intensità per mandare al tappeto un Cellamare determinato e volitivo che appena può riparte con le volate di Schiraldi e gli slalom di Summaria e Giuliani. Rubino, poi, getta la rete e raccoglie palloni in quantità industriale. Modugno si spegne e Cellamare sull’inerzia continua a ripartire. Terrevoli scambia sul quadrante destro con Schiraldi: l’assist dell’ex San Paolo è delizioso, un pallonetto che libera l’esterno nojano davanti a Bonavita che può solo toccare la notta: siamo alla metà della ripresa, sarà il gol che deciderà la partita. La reazione del Modugno non è all’altezza della fama dei biancazzurri. Ritorno in realtà deve sbrigare lavoro di ordinaria amministrazione: Davide Desimini e Chicco De Carne avvolgono in una ragnatela Pica. Cellamare rischia il tris: punizione da destra di Terrevoli, sempre lui, palla perfetta per Fanfulla che, sotto misura, calcia incredibilmente alto. Nel frattempo Fumai era corso ai ripari, inserendo il giovane Hamad per Ferrarese e poi, per ridare equilibrio alla squadra, Fanfulla per Summaria e Iurlo, che puntella il centrocampo, per uno stremato Schiraldi che esce tra gli applausi del pubblico (come sempre scarso, in verità: appena colorato da un drappello di ultrà del Modugno).

lunedì 21 ottobre 2013

VIAGGI & ASSAGGI / OSTUNI

Ostuni, la chiesa della
Madonna della Grata
Ostuni, la scalinata Antelmi
e l'aperitivo musicale
del Pausacaffè
Ospite del presidente della locale squadra di calcio, l'avvocato Luca Marzio, domenica mattina sono stato a Ostuni. Prima della partita allo stadio, tappa d'obbligo, un pranzo, ancorché necessariamente veloce. Siamo stati a La Vecchia Terrazza. Il cui titolare, fra l'altro anch'egli dirigente del club gialloblù, dice che vi si fanno le pizze più buone del mondo. Ci riserviamo la verifica, ovviamente. Insieme a due amici di pallone, Roberto Conte e Francesco Forgione (solo omonimo di San Pio), che dell'Ostuni è  stato direttore sportivo, abbiamo gustato delle orecchiette al sugo con provola e salsiccia e una frittura di pesce di buon livello. Conclusosi con un tiramisù di buona fattura, ci siamo ripromessi di tornare. Anche perché se ti capita una splendida giornale di quasi primavera, puoi godere, dalla terrazza naturale del luogo, di uno splendido panorama. Il locale diventa un osservatorio privilegiato per ammirare la città bianca abbarbicata sul colle e, più a valle, verso il mare, la chiesa della Madonna del Grata
Una veduta di Ostuni
Il Casbah Art Cafè in piazza
Sant'Oronzo a Ostuni
Prima di recarci al ristorante, abbiamo atteso il nostro ospite in piazza Sant'Oronzo. E qui ci siamogustati la musica di una splendida violinista che, sulla scalinata Antelmi, allietava gli ospiti del "Pausacaffè" e non solo. Con dieci euro il locale ti offre un aperitivo complesso, con servizio a buffet. Un'ora trascorsa seduti ai piedi della colonna di Sant'Oronzo, che sormonta la scalinata, ti ritempra e ti fa dimenticare che fra qualche giorno la splendida coda della primavera di Puglia ci lascerà (se ci lascerà). In giro parecchi turisti, per esserci avviati verso la fine di ottobre.
Proprio al di sopra della scalinata Antelmi c'è un locale singolare, almeno per quel ch'è dato di capire dall'esterno. Si tratta del Casbah Art Cafè. Splendida la vista della facciata del palazzotto con il balconcino mediterraneo arredato con due tavolinetti, uno dei quali occupati da una coppia.
Ah, le foto sono tutte mie, scattate con il telefono cellulare Blackberry.

domenica 20 ottobre 2013

IL MIO CALCIO / OSTUNI-VIRTUS FRANCAVILLA 0-0

Domenica 20 ottobre 2013, Ostuni, stadio comunale, 8^ giornata del campionato regionale di Eccellenza

OSTUNI - VIRTUS FRANCAVILLA 0-0
OSTUNI: Musacco, Andrisano, Zizzi, Ciaramitaro, Camassa, Solidoro, Kreshpa (1' st Mat. Miccoli), Balzano, Volpicelli (17' st Caputo), Urso, Turitto. A disp. Renna, Truppi, Notaristefano, Piccione, Man. Miccoli. All. Bruni.
VIRTUS: Costantino, Valentini, Margagliotti, Biason, Lopetuso, Cornacchia, Marino, Arcadio (40' st Ciraci), De Benedictis (24' st Candita), Quarta, Carminati. A disp. Di Punzio, Mascia, Marinotti, Schirinzi, Morleo. All. Pizzonia.
ARBITRO: Lippiello di Avellino.
NOTE: giornata primaverile, terreno in buone condizioni, un migliaio di spettatori. Espulsi al 48' pt Quarta per proteste al 7' st Camassa per fallo da ultimo uomo.
OSTUNI – Il grande assente è il gol, ma per il resto gli ingredienti per una buona domenica di calcio sono tutti presenti. Partita densa, intensa, dura, senza sconti ma mai cattiva. D’altro canto, un derby è sempre un derby, anche se la Virtus è troppo giovane per poter vantare una sana rivalità con l’Ostuni.
Le brindisine si propongono come protagoniste dell’Eccellenza in corso. Compatte, solide, a volte tetragone, viola e gialloblù confermano le qualità e quanto di buono si dice alla vigilia. L’organico della Virtus è sontuoso, quello a disposizione di Luciano Bruni appare risicato. Se non ci saranno defezioni importanti nel corso della stagione, potrebbe proporsi come una delle outsider più importanti.
Luca Marzio, avvocato penalista, è tornato alla
guida dell'Ostuni: è alla terza stagione, dopo aver
conquistato il salto di categoria in Prima e Promozione
Il presidente Luca Marzio (l’avvocato ha ripreso il club gialloblù in Prima categoria, riposizionandolo in due anni in Eccellenza) ha costruito il complesso affidandolo a Luciano Bruni. Il tecnico livornese trasferitosi a Carovigno per ragioni di cuore: ha vinto lo scudetto giocando, e molto, nel Verona di Osvaldo Bagnoli; ha guidato la Juve Primavera alla conquista del Viareggio quattro anni fa. Insomma, un allenatore al di fuori degli schemi classici del nostro calcio dilettantistico. Bruni affida le potenzialità offensive a un ragazzo campano. Emilio Volpicelli ha 21 anni, è di Scampia. Un bravo ragazzo, dice Marzio. Beh, nell’alveare delle famigerate “vele” non tutto è marcio, ci mancherebbe. Il centravanti partenopeo, quando l’Ostuni esce dal guscio in cui il Francavilla prova a chiuderlo, assurge a protagonista del match. Peccato per gli ostunesi che si fa male allo scadere dell’ora di gioco. Quando esce, è come se l’Ostuni si spegnesse. Cornacchia e (soprattutto) Lopetuso tirano un grosso sospiro di sollievo. Partendo da sinistra e ben supportato da Urso (arrivato dal Nardò insieme allo stesso Volpicelli), l’attaccante napoletano apre più volte una breccia nello schieramento viola. In un paio di circostanze, l’occasione è ghiotta, la mira è sbagliata.
Luciano Bruni, 53 anni, di Livorno, allenatore dell'Ostuni,
quand'era sulla panchina della Primavera della Juventus,
con cui ha vinto il Torneo Viareggio 2009 
La Virtus fa molto volume. Ma spesso dà l’impressione di essere panna montata: tanta, dolce, ma quanto alla consistenza… L’argentino Biason dirige l’orchestra, ma Arcadio corre spesso a vuoto e Marino molte volte è lezioso e poco concludente. I tre tenori difficilmente cantano in sintonia. Quarta per mezzora è devastante a sinistra, ma i cross non sono particolarmente insidiosi. Musacco, in ogni caso, fa buona guardia e Solidoro (la stagione scorsa visto a Polignano) e Camassa sono due mastini. Per il siciliano e il brasiliano, poi, la domenica non è delle più felici. Nell’ultima parte del match viene fuori il volto consueto dell’ensemble di Vincenzo Pizzonia che avviluppa l’avversario ma non lo soffoca. Anzi. Mattia Miccoli prova a spaventare la Virtus non riuscendoci perché non supportato da un Ostuni che nel finale non riesce a muoversi con la compattezza mostrata in precedenza. E perché Caputo non è Volpicelli.


Virtus e Francavilla schierate prima del match (foto con
BlackBerry)
LA CRONACA - La prima palla-gol è per Carminati. Su assist di Valentini, l'attaccante brasiliano calcia di interno destro da buona posizione, la sfera esce di un paio di metri. Poi è solo Ostuni. Ed è solo Volpicelli. Che al 28' fa il giocoliere, poi calcia un metro dentro l'area, forse troppo centrale, consentendo la prodezza di Costantino, sulla cui ribattuta Urso sbaglia mira. Volpicelli diventa imprendibile. Il centravanti partenopeo ingaggia un gran duello con Lopetuso, il diagonale esce di un nulla alla sinistra dell'estremo virtussino. Turitto serve Volpicelli (è il 41) libero sulla sinistra. Ancora centrale il tiro, ancora Costantino, stavolta coi piedi, replica. Allo scadere del recupero Volpicelli semina il panico sulla sinistra, arriva sul fondo, il cross basso è troppo impetuoso per la deviazione di Ciaramitaro o Turitto. Lippiello fischia per la pausa, Quarta protesta perché l'irpino non fa battere il corner e si becca il rosso. Dello stesso colore è il cartellino che Lippiello mostra a Camassa al 7' della ripresa per un fallo su Carminati che Lippiello vede da lontano, con ogni probabilità sbagliando valutazione. Sulla punizione dal limite non ci sono sviluppi. Per il resto della seconda frazione di gioco accade ben poco. Ristabilito l’equilibrio negli schieramenti, la Virtus prende nuovamente le redini della partita. Subito dopo l’espulsione di Camassa, i virtussini rischiano di passare con De Benedictis che chiude una mischia girandosi sotto misura ma non trovando la porta per un pochi centimetri. Prima di rientrare nello spogliatoio per il riposo tra un tempo e l’altro, a qualcuno saltano i nervi: spintoni, parole grosse, ma poi tutto finisce bene.

sabato 19 ottobre 2013

VIAGGI & MIRAGGI / ER CUPOLONE

La capitale ha un fascino senza eguali. Ci puoi tornare cento, mille volte: c'è sempre un angolo che non hai visto e che, meravigliandoti, vedi per la prima volta. A fine settembre, grazie ai buoni uffici di Vito Grittani, sono tornato al CIAM di Roma. E' un posto straordinario. Dalla terrazza che in realtà è il solaio del Centro internazionale di animazione per i missionari, si gode di un panorama che ti rompe il fiato. A me ha ricordato una canzone che è diventata uno standard del cantautorato: Roma capoccia che Antonello Venditti scrisse oltre quarant'anni fa. La canzone è contenuta nel primo album che Venditti e Francesco De Gregori pubblicarono insieme, Theorius Campus. Ecco il testo della canzone:
Roma, San Pietro, l'ultimo sole di una giornata di fine
settembre. La foto è stata scattata con il mio telefono
Blackberry dal prato terrazzato che sormonta il Ciam
Quanto sei bella Roma quann'è sera, 
quando la luna se specchia dentro ar fontanone 
e le coppiette se ne vanno via, 
quanto sei bella Roma quando piove. 
Quanto sei bella Roma quann'è er tramonto, 
quando l'arancia rosseggia ancora sui sette colli 
e le finestre so' tanti occhi 
che te sembrano dì : quanto sei bella! 
Ah, quanto sei bella. 
Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui. 
Vedo la maestà der Colosseo, 
vedo la santità der Cuppolone, 
e so' più vivo, e so' più bono, no, nun te lasso mai, 
Roma capoccia der monno infame. 
Na carrozzella va co' du' stranieri, 
un robivecchi te chiede un po' de stracci, 
li passeracci so' usignoli, io ce so' nato, Roma, 
io t'ho scoperta, stamattina. 
Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui. 
Vedo la maestà der Colosseo, 
vedo la santità der Cuppolone, 
e so' più vivo, e so' più bono, no, nun te lasso mai, 
Roma capoccia der monno infame.


NOTERELLA A LATERE: la Roma è in testa alla classifica del campionato di Serie A. La "maggica" ha vinto tutte le prime otto partite della massima serie. Con l'Inter e con il Napoli ha goduto della assegnazione di due calci di rigore che, a detta di chi capisce di pallone, sono stati frutto di errori arbitrali. Vabbene così, capita. Come capita che vinci le partite se, pur giocando bene (e Garcia fa giocare bene la Roma, altro che le manie di Zeman), trovi i gol per battere il Napoli con una punizione e un rigore che forse (forse?) non c'è. Mentre all'avversario non ne va bene una (palo clamoroso di Guarin a San Siro, salvataggio miracoloso di De Rossi, ieri). Se, invece dei giallorossi ci fossero stati i bianconeri della Juventus, apriti cielo. Neppure San Pietro li avrebbe salvati dalle critiche. E a Moggi, ancora una volta, sarebbero fischiate le orecchie. Così va il mondo. Così va il calcio in Italia.  

VIAGGI & ASSAGGI / LA TIELLA GAETANA

QUESTO ARTICOLO E’ APPARSO SUL MAGAZINE ONLINE “LSD”, DIRETTO DA MICHELE TRAVERSA. UN GIORNALE CHE VI INVITO A SFOGLIARE, CERTO CHE VI POTRETE TROVARE ORIGINALI SPUNTI E CURIOSITA'
Gaeta (Latina) - Carlo Avallone è un rosticciere un po’ istrionico. La sua “Pizzeria del porto” a Gaeta è un punto d’incontro per chi vuole gustare il “piatto nazionale” della cittadina del Basso Lazio, la “tiella gaetana”. Carlo s’è inventato anche un corso – invero piuttosto frequentato - per neofiti che vogliono affrontare l’ardua montagna della preparazione della tiella. (L'amico Sandro Romano, che ha voluto fortemente passare da Gaeta sulla strada del ritorno da Chianciano, mi ha consigliato di consigliare il sito Giallo Zafferano per quanto riguarda le ricette: cliccando sul link ci potete navigare).
Carlo Avallone, titolare della Pizzeria del Porto
uno dei punti di riferimento per gustare
la tiella gaetana

Secondo Salvatore Di Ciaccio, medico veterinario, ex assessore e cultore di storia patria, la tiella, che ha più o meno tre secoli - è stata portata in Puglia dai carpentieri e tufaroli pugliesi che, chiamati da Carlo V nella prima metà del diciottesimo secolo, trasferirono nei loro paesi e città quella mirabile esperienza gastronomica. Nacque così il calzone barese. Che, per i più poveri, era farcito con cipolla o con sarde. Quando la tiella, a Gaeta, aggredì le narici e le papille gustative di borghesi e nobili, fu farcita con polpo e frutti di mare. Nacque la “tiella, gaetana” classica.
Gaeta, il minuscolo laboratorio della
Pizzeria del Porto: vi lavorano due persone
“Questa attività – ricorda Avallone – è sorta una ventina d’anni fa come pizzeria e rosticceria. Solo dopo alcuni anni ho pensato di offrire ai miei clienti la pietanza tipica di Gaeta, la tiella”. Che Avallone prepara in una decina di varianti: quella di polpo (oltre ai tentacoli tagliuzzati, ci sono olive di Gaeta, prezzemolo, aglio e peperoncino), di alici, di cozze e zucchine (con mozzarella), di scarole e baccalà (con olive), di calamari (c’è anche la bietola), di scarola, di spinaci, di zucchine, di cipolla (molto simile al calzone barese, che tuttavia prevede nella sua variante più verace, l’utilizzo degli sponzali), di carciofi e di melanzane. “Credo di essere diventatol un buon produttore di tiella: partecipo ad ogni tipo di manifestazione, sono chiamato da bar e hotel per aperitivi e poi sono veramente fiero delle mie lezioni di tiella, che tengo anche a ragazzi e perfino a bambini”. I prodotti che i migliori “tiellari” gaetani utilizzano sono ovviamente del territorio. Zi’ Peppino per il il pesce e Zi’ Tommaso per le verdure cotte sono più che fornitori, punti di riferimento per la materia prima.

La sagra della tiella gaetana si tiene a maggio. Ma una della trovate più recenti, di cui va fiero Di Ciaccio (“Se i gaetano mi sentono dire questa verità assoluta mi prendono a pernacchie, per cui lo dico solo a lei: la prego non lo dica in giro”), è la festa gastronomica “Le vie di Gaeta”, trionfo dello street-food.

VIAGGI & MIRAGGI / ROBERTA GIARRUSSO

QUESTA INTERVISTA E’ PUBBLICATA SUL SITO LSD MAGAZINE  CON IL QUALE, GRAZIE ALL’AMICIZIA DI MICHELE TRAVERSA, HO AVVIATO UNA “COLLABORAZIONE INFORMALE”. INSIEME A TRAVERSA HO VISSUTO UNA BELLA ESPERIENZA TRA ORSARA DI PUGLIA, GAETA E CHIANCIANO. QUI, INSIEME A ANNA MORONI, HO INCONTRATO ROBERTA GIARRUSSO, ATTRICE DI CINEMA, TELEVISIONE E TEATRO.
Roberta Giarrusso, palermitana, 32 anni, a 15 comincia a fare la modella. A 19 partecipa a Miss Italia, si aggiudica il titolo di Miss Televolto. Debutta a Canale 5 nella serie Carabinieri. Lavora a Un caso di coscienza 3 e appare in una puntata di Don Matteo 6. Con Carlo Conti e Sofia Bruscoli conduce I migliori anni. Nel 2009 è la co-protagonista de Il commissario Manara con il ruolo di Lara Rubino. Due anni fa è la vedova di un boss in Squadra Antimafia Palermo oggi 3 e 4. A teatro ha lavorato con Claudio Insegno e ne “Il marito di mio figlio di Daniele Falleri.
CHIANCIANO TERME – Buonasera, signora Giarrusso. Che ci fa un’attrice a un simposio di eno-gastronomia, dove si discute di giacimenti gastronomici, di ristorazione, di imprenditoria, di prospettive e via elencando di cose da mangiare e da bere?
“Sono qui a Chianciano perché ho accompagnato la mamma che da ventiquattro anni gestisce un pastificio a Palermo, Mastro Pastaio”. Le faccio compagnia. E mangio”.
Roberta Giarrusso (a destra) con la mamma, imprenditrice
palermitana nel settore della pasta
Giarrusso, lei ha recitato con Guido Caprino, il commissario Manara di una fortunata serie televisiva. È stata anche “carabiniera” a Canale 5. Dopo le forze dell’ordine, camminerà tre metri sopra il cielo.

“Me lo auguro. Lavorare con Federico Moccia è stato straordinario. Ho fatto il suo ultimo film. Uscirà il 26 ottobre, che si intitola “Universitari – Molto più che amci”. Con me (nel ruolo di Lidia, ndr) ci sono Primo Reggiani, Maurizio Mattioli, Barbara De Rossi, Fabio Troiano. E poi c’è la Sandrelli… E’ tutto dire”.
Parliamo di cibo. Mangiar bene cozza con lo stile di vita imposto da una professione per cui bisogna essere sempre in perfetta forma.
“Questa cosa non è vera, è un mito da sfatare. Una buona alimentazione prevede un’ottima forma fisica. È chiaro che non bisogna mai esagerare. La nostra alimentazione è conosciuta in tutto il mondo, ed è base della dieta mediterranea, la più sana in assoluta: vino, pasta, olio. Tutto molto buono”.
Il piatto preferito?
“Sembrerò di parte ma è la pasta. Prima di fare l’attrice lavoravo proprio nel pastificio”.
Pasta alla norma?
Assolutamente sì. La busiata con le melanzane fritte, la ricotta, il pomodoro. Insomma, mi piacciono i piatti tradizionali siciliani.
L’avventura in teatro.
La Giarrusso con Traversa, direttore di Lsd Magazine,
nel corso della cena al PalaMontepaschi
di Chianciano Terme
“Esperienza meravigliosa, emozionante. Il 5 novembre debutto al Brancaccio con uno spettacolo che s’intitola “Lui e lei”. Dove lui è Gabriele Cirilli e lei sono io. E poi c’è l’altra Federica Nargi”.
Una piece comica.
“Una commedia brillante che parla di una coppia sposata da tempo, che ha dei figli e che sta attraversando un momento di crisi. Crisi che coincide con l’arrivo dell’altra che porta trambusto nel rapporto. La cosa più divertente della commedia è che lo spettacolo è una sorta di manuale di istruzione per le coppie”.
Più che altro un “manuale di distruzione”.

“Nooo. Diamo una lettura in positivo: si parla della routine, della stanchezza, tipiche del rapporto di coppia in cui si ha poco tempo per i sentimenti. E ci sono delle indicazioni precise. Al di là di tutto, devo dire che Cirilli è un comico straordinario”.

mercoledì 16 ottobre 2013

VIAGGI & MIRAGGI / GAETA. LE SORELLE ZITELLE E LA PIPì ARCHEOLOGICAMENTE CORRETTA

In una rapida sosta a Gaeta, oltre a degustare la famosa tiella col polpo (e le sue decine di varianti), e a visitare la "montagna spaccata", si possono riscontrare alcune bellezze e alcune curiosità. Intanto, lo splendido campanile di Sant'Erasmo, protettore della cittadina del Basso Lazio, e San Marciano. Pe ri gaetani, è uno dei più belli del mondo.

Quindi, l'insegna di un ristorante, dedicato a due zitelle orgogliose di esserlo.



Se poi vi capita di utilizzare la toilette di un bar del centro, potete avere la sorpresa di fare pipì in un vero e proprio sito archeologico. Una antichissima colonna sormontata da un capitello con ghirigori vegetali. Sta lì, in un angolo dei servizi, a guardia della tua minzione. Il fatto che quel gabinetto sia archeologicamente corretto è sottolineato da una targa che ricorda come e perché la colonna si trova in quel posto. Dopo l'inevitabile imbarazzo, se proprio vi scappa...





Infine, oltre al "doppio" castello (quello angioino e quello aragonese, che sembrano al contempo sostenersi e guardarsi in cagnesco), vi è la splendida chiesa di San Francesco. Che, quasi a picco sul mare, sembra essere stata edificata al di sopra di una parte del borgo, quasi soppalco celestiale.


martedì 15 ottobre 2013

VIAGGI & ASSAGGI / CHIANCIANO TERME.2

Chianciano Terme (Siena), Luca Cappelluti del ristorante Il Convivio
di Ruvo di Puglia, si specchia nel suo "antipasto"
Ancora una volta Luca Cappelluti, chef-patron de Il Convivio di Ruvo di Puglia, rientra nella top-ten dei ristoranti selezionati dall'Accademia italiana di gastronomia storica per il simposio annuale che si sta tenendo nel PalaMontepaschi di Chianciano Terme. Ad una giuria di comunicatori (tra cui il capursese Sandro Romano, gastronomo e prefetto per il Sud della Aigs) esperti in eno-gastronomia, ha presentato un antipasto calo particolarmente elaborato. un raviolo la cui sfoglia è stata calata in acqua di cottura dei frutti di mare, ripieno con farcia di triglie, crostacei e funghi cardoncelli; il tutto abbinato a due salse, una di pomodoro semiseccato al sole e l'altra di peperoni e funghi, di cardoncelli e fagiolini; come "recipiente" delle salse sono state usate cialde fatte con pecorino murgiano stagionato. La giuria, secondo indiscrezioni trapelate, subito dopo il voto, è stata molto colpita anche dalla presentazione del piatto.

VIAGGI & ASSAGGI / CHIANCIANO TERME.1


Chianciano Terme (Siena): Vincenzo D'Ambrosio e Luca
Cappelluti con un pezzo del pane dop di Altamura
Due i pugliesi che stanno partecipando all'annuale appuntamento con l'enogastronomia che l'Accademia italiana della gastronomia tiene a Chianciano Terme. Si tratta di Luca Cappelluti e Vincenzo D'Ambrosio. Che hanno rappresentato la Puglia tra i venti locali che hanno partecipato alla kermesse autunnale senese. Dove erano presenti alcune delle eccellenze della ristorazione italiana, dalla Sicilia alla Lombardia, passando per la Calabria, la Campania, la Puglia, la Liguria. "Spiegare alla gente in sala quel che viene offerto da mangiare: educarla alla alimentazione, ai prodotti utilizzati, al lavoro che serve per preparare le pietanze". Questo ha detto Cappellui, chef-patron del ristorante Il Convivio di Ruvo di Puglia. D'Ambrosio è invece una delle punte di diamante della panificazione altamurana: i suoi locali nella capitale delle Murge sono diventati un punto di riferimento.

lunedì 14 ottobre 2013

VIAGGI & ASSAGGI / ORSARA DI PUGLIA

Da sinistra, Peppe Zullo, Tony Santagata e Felice Lo Basso
UNA VERSIONE APPENA DIVERSA DI QUESTO ARTICOLO, GRAZIE AI BUONI UFFICI DI SANDRO ROMANO, E' STATA PUBBLICATA SUL SITO DI ITALIA A TAVOLA, UNA IMPORTANTE AGORA' DELLA ENOGASTRONOMIA. CON IL LINK POTETE RECARVI "IN PIAZZA" E ANNUSARE SAPERI E SAPORI PROVENIENTI DA OGNIDDOVE.

Villa Jamele è un tempio. Il santuario del buon mangiare (e del buon bere, a giudicare da quel che si dice della collezione di vini del proprietario). L’ombelico del mondo della enogastronomia in Puglia. Peppe Zullo da diciott’anni organizza una convention che aduna il bel mondo che gira attorno alla ristorazione: patron, chef, produttori di materie prime e comunicatori. Ci sono andato insieme a Sandro Romano, gastronomo-giornalista-bancario, a Michele Traversa, blogger di LSD magazine, e Michelangelo Romano dell'associazione La Compagnia della lunga tavola. Ospitalità da perfetto anfitrione quella riservata da Zullo. Che ha chiamato alcuni degli chef pugliesi che lavorano nelle cucine di mezza Italia. Tra cui Fabio Pisani. L’execuitive-chef de “Il luogo di Aimo e Nadia” è stato uno degli ospiti d’onore della due giorni di Orsara, località non distante da Foggia, sui primi contrafforti dei monti Dauni. Testimonial d’eccezione, Toni Santagata. Il 78enne chançonnier, foggiano di Sant’Agata di Puglia, da anni di casa a Roma si è divertito e ha divertito con le sue canzoni e con i suoi ricordi.
Villa Jamele: un ulivo secolare e, sullo sfondo, la palazzina
della scuola internazionale di cucina di Zullo
Villa Jamele si trova in una conca chiusa tra quattro colline. Un angolo di paradiso (ogni riferimento al poco distante ristorante di Zullo, Paradiso, perlappunto, è voluto) splendente in un rigurgito di tarda primavera a metà ottobre che solo il Mezzogiorno d’Italia sa donare.
Qui si è parlato di cibo, di qualità, di tecnica, ma anche di strategie imprenditoriali, di come fare impresa dando da bere (e non  dandola a bere) oltreché da mangiare alla gente. Il tema del convegno – tenutosi in uno spazio che per tetto ha le fronde dei castagni e per sottofondo il rombo dei trattori – è stato “Cibo e felicità”. “La felicità sembra sparita dalle tavole dei ristoranti – ha detto Danilo Giaffreda, giornalista chiamato a condurre la discussione -. A tavola bisogna andarci per provare emozioni, vivere un’esperienza straordinaria ed uscirne arricchiti, di chili ma, soprattutto, di felicità”. “Il futuro è lo scambio, il confronto, l’internazionalizzazione” , ha detto Giacomo Mojoli. Per il docente universitario e giornalista la cultura del luogo dev’essere letta e metabolizzata attarverso le sensazioni e le suggestioni trasmesse dal piatto. Pisani ha affermato che da tempo, a Milano, propone una cucina italiana con radici pugliesi. Ed ha fatto cenno ai ceci selvatici di Spinazzola con i quali prepara una farina tostata per la tagliata di fassona, tipica carne toscana. Utilizza le cicerchie per la zuppa. Il lampascione, il mostacciolo, il marasciuolo, la cicorietta che fa letteralmente uscire pazzi i giapponesi.
Da sinistra, Pietro Zito, Santagata e Fabio Pisani
Pietro Zito (Antichi Sapori a Montegrosso di Andria, altro centro gravitazionale della buona tavola) invita ad essere meno  cuochi e più comunicatori e a proporre “più che una cucina pugliese, una cucina fatta con ingredienti provenienti dalla Puglia”. Peppe Zullo ha confermato di essere un caterpillar che viaggia a propellente ricavato da ottimismo e felicità: “Dobbiamo sforzarci sempre più di creare economia. Dobbiamo comunicare alla gente che sta pagando un ottimo servizio”. Un servizio che gli consente di immaginare che l’indomani sarà una bella giornata di sole.
Carlo Spinelli, giornalista “gastromusicale” (“provo a coniugare musica indy e lampascioni”), scrive anche su Rolling Stone. Il suo intervento e le sue provocazioni hanno chiuso il dibattito, prima del passaggio del microfono allo scoppiettante Santagata.

Tra i cuochi esibitisi nelle cucine di Villa Jamele, come si diceva, alcuni dei masterchef di Puglia. Lucio M ele di Manfredonia, executive-chef di “Sale grosso” a Bologna. Maria Cicorella de “Il pashà” a Conversano. Angelo Sabatelli, dell’omonimo locale a Monopoli (strepitose le sue orecchiette con ragù tirato trenta ore e fonduta di caciocavallo). Remo Capitaneo, executive-chef al “Remo Bartolini” presso il Devro Hotel a Cavenago Brianza. Felice Lo Basso, executive-chef dell’Alpenroyale Grand Hotel di Selva di Val Gardena. Gegè Mangano, cuoco e ristoratore de “Li Jalantuùmene” (autore delle ruote di Benedetto Cavalieri, pastaio di Maglie, alla crema di marasciuolo, una sorta di cicoriella selvatica). Nazario Biscotti, cuoco e ristoratore di “Le antiche sere” di Lesina. Felice Sgarra, cuoco e ristoratore dell’“Umami” di Andria.

domenica 13 ottobre 2013

ROMA / SAN PIETRO VISTO DA VICINO

Città del Vaticano, 25 settembre: mons. Emmery Kabongo
con alcuni capursesi. Tra loro, Vito Grittani. L'amicizia tra Grittani
e il prelato, che è stato anche a Capurso, risale a molti anni fa
L'attesa è stata lunga. Ma alla fine il premio è stato straordinario. Una visita guidata della basilica di San Pietro con una visita d'eccezione: mons. Kabongo (mons Kabongo). Da tempo, l'alto prelato congolese è in ottimi rapporti con Vito Grittani. Egli si è prestato senza batter ciglio. Al suo passaggio (e al nostro) tutti salutavano "eccellenza, eccellenza". Si sono discretamente aperte porte impensabili sul retro della chiesa che è il centro della cristianità. Obiettivo primario è stata la tomba di Pietro. Ma tutto ciò che abbiamo visto, è stato di una suggestività unica. Poi, il passaggio nella chiesa vera e propria: affollata di gente (al mattino c'era stata una delle udienze di Papa Bergoglio più partecipate). Kabongo mi dice che il bilancio della basilica di cui è arciprete (uno dei massimi dirigenti, in pratica) è di circa dieci milioni di euro l'anno. Che, da quando c'è il pontefice argentino, le visite si sono raddoppiate: in un anno probabilmente si raggiungeranno i diciotto milioni di visitatori.

TANTO PE' CAMPA'

Che bisogna fare per campare. Per le strade di Roma, come per quelle di tutte le città, s'incontrano i mimi. Quando li vedi all'opera sembrano entità non di natura umana. Poi, nelle soste del "lavoro", li vedi bere acqua, fumare, mettersi le dita nel naso e allora pensi: caspita, sono persone come normali: studenti, disoccupati, circensi falliti, impiegati licenziati, salumieri senza più salumeria. Si accontentano di poco, salutano o applaudono ai dieci centesimi offerti, anche se sotto sotto ti bestemmiano se non  raggiungi l'euro. A Roma, in una mattina di fine settembre, erano in quattro, in uno slargo di via Cavour. Senza testa. Ad ogni monetina, applaudivano. Uno, a fronte di una banconota da cinque euro, si alza e stringe la mano al mecenate. Nel complesso l'effetto è suggestivo e raccapricciante. L'impatto cromatico è senza dubbio buono. Forse (forse), c'è anche una metafora, dietro la performarnce (con l'accento sulla prima "e", mi raccomando): siamo clown e abbiamo perduto la testa. O rischiamo seriamente che accada. Oppure, siamo gente ridicola e nascondiamo la testa non più nella sabbia ma incassandola nelle spalle. E sostituendola con una camicia colorata e una cravatta festosa.

IL MIO CALCIO / DARIO DRAGO

LA PAGINA DELLO SPORTBARESE DE LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, HA OSPITATO, GIOVEDì 10 OTTOBRE, LA STORIA DI DARIO DRAGO, UN ALTRO DEI NOSTRI CALCIATORI MIGRANTI



Il treno per la Svizzera è partito ieri sera. Come ogni giorno. Stavolta porta (anzi, riporta) nella patria del cioccolato e delle banche un emigrante molto particolare. <A trent’anni sto bene fisicamente, ritengo di essere ancora in grado di giocare a certi livelli. In Svizzera ho ancora ottimi agganci. Lì possono darmi la possibilità di continuare a fare il professionista>. Dario Drago ha la strada segnata. Che porta a Yverdon-les-Bains. Il calciatore barese è convinto di poter nuovamente giocare nella Challenge League, la Serie B della Confederazione. In Svizzera, d’altro canto, ha giocato a lungo. <Dopo la stagione di Avezzano, in D, nel 2006 – racconta Drago -, trovai il modo per accasarmi prima al Baulmes, quand’era in C, poi nello Schaffausen. Sono stati mesi difficili. Poi, finalmente, è arrivato il contratto con il Losanna>. Nella compagine romanda 90 presenze e 26 gol tra il 2007 e il 2010. <Costruirono la squadra che li avrebbe riportati in Super League e in Europa. Sono stati anni bellissimi. Poi sono passato al Baulmes e quindi, per motivi personali, ho dovuto lasciare la Svizzera>. Nell’estate 2011 non resiste alle sirene di Salvatore De Lorenzis, patron del Racale. I salentini d’Eccellenza provano a far tremare la Puglia senza riuscirci. Drago va 7 volte a segno. Dopo una fugace apparizione nel Verbano, <questa estate non è stata la migliore – ricorda -. Ero convinto di poter giocare in Italia. Purtroppo, soprattutto tra i dilettanti, non ci sono più certezze. Il calcio è cambiato in peggio e io non mi ci ritrovo. Un’offerta seria è arrivata da Agostino Divella, a Mola>. Proprio quel Divella che, tra il 2002 e il 2005, aveva scommesso sull’attaccante più veloce di Puglia, che aveva sfondato con la Rappresentativa di Placella e Cannone in Sicilia. <Bella avventura, con Gepi Pugliese (esterno sinistro passato dal Noicattaro al Varese in B, quindi al Verona, sempre nella serie cadetta). A Divella e a Sergio Notariale, uno dei migliori allenatori che ho avuto, devo molto>.
Eppoi c'è il capitolo Bari. Sarà pure presuntuoso, ma Dario è convinto che con Ciccio Caputo avrebbe formato una coppia da 20-30 gol. <Non lo nego: ho aspettato a lungo una telefonata che non è mai arrivata. Mi dispiace. Veramente>.
Torniamo al Mola di oggi. Perché no? <Non vorrei passare per presuntuoso. Ritengo di poter ancora giocare ad alti livelli. La velocità c’è tutta, la voglia ancora di più>. Da buon migrante del calcio, Drago torna a cercar fortuna nel pallone con la croce bianca. Che è fondamentalmente diverso dal nostro. <C’è molta meno pressione. È molto seguito, soprattutto dagli emigranti italiani, turchi e slavi, ma non sei assillato come in Italia fino alle serie inferiori. E poi si dà spazio ai giovani. C’è una cultura sportiva che consente ai più giovani di giocare anche nella massima serie. Vedi Basilea, in Champions: tanti giovani, senza preoccupazioni e con buoni risultati>.
In Eccellenza Molfetta o Andria? Oppure Mola? <Tifo Mola anche perché ho tanti amici, tra cui Giulio Mastrolonardo. Ma la squadra più forte è l’Andria. Con Ragno troverà prima l’amalgama. È squadra tutta nuova, ci vuole un po’ più di tempo. Per il resto, Molfetta è forte. Con Renato Bartoli (difensore centrale della Libertas, ndr) ho fatto l’intera trafila nel Bari. Mi farebbe piacere vederla promossa in D>.

IL MIO CALCIO / LIBERTAS MOLFETTA-FIDELIS ANDRIA 0-0


DOMENICA 13 OTTOBRE 2013
CAMPIONATO REGIONALE DI ECCELLENZA, SETTIMA GIORNATA DI ANDATA
STADIO PAOLO POLI, MOLFETTA

LIBERTAS MOLFETTA-FIDELIS ANDRIA 0-0
MOLFETTA: Di Candia, M.Bartoli, Muciaccia, Dentamaro, Montrone, R.Bartoli, Barone, Cantatore, Ventura (18' st Vitale), Lanave (45' st Colella), Sallustio. A disp. Soares, Asselti, Amoruso, Russo, Amato. All. Loconsole.
ANDRIA: Sansonna, Corcelli, Colucci, De Santis, Colangione, D'Addario, Cannone (31' st Lavopa), Riontino, Rana (25' st Manzari), Zotti (35' st Serri), Moscelli. A disp. Donatelli, Crescente, Grieco, Cicirielli. All. Ragno.
ARBITRO: Roca di Foggia.
NOTE: giornata calda, cielo coperto, terreno allentato, ammoniti Moscelli, Riontino, Sallustio, Montrone, Dentamaro. Recuperi 2'+5'.
Molfetta-Andria: il settore occupato dalla tifoseria della
Fidelis durante il minuto di raccoglimento per il disastro
di Ginosa di lunedì notte.

MOLFETTA -  "Il buono è tanto buono, ma se non c'è il prezzemolo che sapore ha". Così cantava Raffaella Carrà quarant'anni fa. E allora qui c'è da da credito al paroliere della Raffa nazionale o fare riferimento a chi sostiene che lo zero-a-zero è il risultato perfetto di una partita i calcio? Chiariamo subito: il riferimento alla canzonetta nazional-popolare, sigla di una delle mitiche trasmissioni anni Settanta, l'abbiamo fatto perché lo speaker del "Paolo Poli", lo stadio sul mare di Molfetta, ci ha deliziati con canzoni tipo Tanto pe' cantà di Nino Manfredi o Guarda come dondolo, il twist di Edoardo Vianello. Mai sentita in uno stadio una colonna sonora così vintage.
La musica tuttavia non ha stonato con un certo clima da nostalgia: l'Andria per la prima volta in Eccellenza, tornata in un campionato regionale dopo oltre trent'anni (mancava dai primissimi anni Ottanta, se la memoria non m'inganna, quando fu ripescata dalla Promozione in D nonostante la sconfitta agli spareggi prima col Noicattaro e poi col Nardò); il Molfetta che non riesce a risalire da poco meno di vent'anni: la doppia retrocessione dalla C2 alla D all'Eccellenza a metà degli anni Novanta furono colpi da cui il calcio molfettese non è riuscito a riprendersi.
Fa caldo a Molfetta. Il cielo è coperto, ma fa caldo. L'erba è scivolosa, il terreno è pesante, non aiuta i giocolieri. La fanteria pesante, quella sì: e alla fine De Santis, Riontino, Bartoli e Sallustio saranno tra i migliori, anche per la capacità di arare il rettangolo.
Ci sono più o meno duemila spettatori. C'è fair-play. Non ci sono petardi, finalmente. Ci sono molti carabinieri, ma la loro presenza è abbastanza discreta. C'è anche il sindaco di Molfetta, signora Natalicchio che prima dell'inizio (e prima del minuto di raccoglimento per il disastro di Ginosa), consegna insieme al suo vicesindaco e all'assessore Serena Laghezza, un riconoscimento a Nicola Ragno. L'allenatore è di Molfetta. Il balcone di casa si affaccia sul "Poli", eppure il bancario non ha mai allenato nella sua città. Che ora lo premia come uomo di sport.
Molfetta-Andria: la splendida coreografia dei tifosi
della Libertas Molfetta
Il tecnico biancazzurro deve fare a meno di Roberto Paris, afflitto da guai muscolari. Schiera Colangione, arrivato venerdì l'altro a ingrossare le fila degli ex cerignolani, e D'Addario centrali di difesa, con Corcelli e Colucci (altri ex ofantini) esterni. Al centro del campo le operazioni sono guidate da De Santis e Riontino; i laterali sono Cannone a destra e Zotti a sinistra; le punte Rana e Moscelli. Sulla carta è uno squadrone che non deve conoscere sconfitta. Nella realtà è una formazione sin troppo compassata, che fatica ad uscire con linearità e velocità dalla retroguardia, che soffre le ripartenze veloci. Governa il gioco, questo sì, ha delle giocate inattese e repentine, guizzanti e zuppe di inventiva, ma non trova facilmente la via del gol. Magari anche per la scarsa vena di Luigi Rana, punta di diamante dello schieramento Fidelis. Zotti e Moscelli combinano bene (al 3' l'ex Bisceglie calcia alto di esterno destro su assist di Pierino), Cannone presidia a dovere la fascia di competenza, ma la realtà è che Di Candia non deve mai intervenire. Moscelli protesta per un fallo di mano (apparso chiaro: sulla volontarietà l'ottimo Roca vota per il no): è il 14' Zotti batte una punizione bassa e all'indietro ad assecondare il movimento di Moscelli il cui tiro incoccia gli arti superiori di un difensore. Lo stesso Moscelli (33') si renderà pericoloso con un tiro-cross da sinistra ma non centrerà i pali. Questo l'Andria. Manovra a tratti anche efficace, ma scarsa capacità di aggirare la roccaforte avversaria, particolarmente munita. 
Loconsole conferma i dieci-undicsimi della formazione base. La sorpresa è Barone, schierato esterno sinistro. La presenza del giovanotto sarà impalpabile. Davanti al portierone ci sono, da destra a sinistra, Marco e Renato Bartoli, Montrone e Muciaccia. Difesa più elastica della dirimpettaia, con maggiore capacità in capitan Bartoli di uscire palla al piede e di creare varianti all'impostazione lasciata a Dentamaro o Cantatore, più uomini di interdizione che di costruzione. Lanave si dà un gran daffare, pare che Loconsole gli riservi un futuro da trequartista. Per ora fa il laterale e calcia ottime punizioni: al 39' del primo tempo manda il pallone di poco alto dai 18 metri, al 24' della ripresa trova l'incrocio pieno (sulla ribattuta di testa Marco Bartoli si mangia il gol). Poco prima, al 22', il servizio di Lanave è perfetto, il tiro dell'ex Monopoli esce di poco alla sinistra di Sansonna. In avanti Ventura è in giornata-no, Sallustio sarà l migliore: soprattutto per la straordinaria tenuta atletica dell'attaccante molfettese doc. Il primo tempo, prima di chiudersi sulla punizione di Lanave, registra due cross pericolosi di Sallustio e dello stesso Lanave. L'ultimo sussulto si registra al 37': contropiede di Vitale che serve Sallustio, cross per Lanave che svirgola la sfera.
Intanto Ragno prova con Manzari per uno spento Rana. Poi è costretto a sostituire Zotti (problemi muscolari dalle parti dell'inguine), inserisce Serri e allarga Moscelli a sinistra. Niente da fare. Loconsole ha inserito Vitale e reso più vivace la fase di ripartenza. 
Il match non si sblocca. Tra Andria e Molfetta vince la Sudest, nuova capolista dell'Eccellenza dopo sette giornate.

DI SAGRA IN SAGRA / CASSANO E GLI ANTICHI SAPORI

la cottura di farroi e ceci neri a cura dell'associazione
culturale Ferventazione
A Cassano Murge si tiene, a metà ottobre, la sagra dei profumi e sapori d'autunno. Ben organizzata, è giunta alla ottava edizione. Domenica non c'era tantissima gente: un po' perché, appunto, era domenica (e la gente preferisce il venerdì sera e soprattutto il sabato per partecipare a questo genere di eventi) e un po' per la serata uggiosa, nebbiosa, calda, persino appicicaticcia. Una tipica serata autunnale, invasa e pervasa da un'estate che non vuol finire.
Uno degli epicentri era lo stand dove veniva distribuita una pietanza tipica di queste parti: farro e ceci neri (cece nero della Murgia classica). Insaporito con pancetta e funghi. Ottimo il sapore, sfizioso, gustoso.
A Sannicandro, negli stessi giorni, si è svolta la sagra delle olive dolci. Due manifestazioni analoghe a distanza di quindici chilometri non è il massimo della distribuzione degli eventi, ma tant'è. Tra le cose più interessanti della sagra sannicandrese, la pietanza che prevedeva le classiche olive fritte affogate in una vellutata di zucca. Un po' dolce, a dire il vero, ma efficace nel complesso. Più fiera che sagra quella di Sannicandro. Caotica e piena degli ormai consueti venditori di cianfrusaglie e di taroccherie varie.

IL LIBRO PARLANTE TRA RISORGIMENTO, PANE E REGINE POLACCHE

Torna Il libro parlante, la rassegna letteraria che dal duemiladieci fa incontrare i cittadini con i protagonisti pugliesi e non solo della scena culturale. L'inizio della nuova stagione vedrà salire sul palcoscenico due volumi che riguardano Capurso: un libro sul Risorgimento, scritto da Lorenzo Battista e uno sulla regina polacca Bona Sforza, scritto a più mani con il coordinamento della prof. Agnusdei. Entrambe le iniziative sono state cofinanziate dall'amministrazione comunale.
Si comincia venerdì 18 per poi proseguire il successivo 25. Tra gli altri, tornerà Raffaello Mastrolonardo. E soprattutto sarà ospite della Biblioteca comunale D'Addosio Pino Aprile. Il saggista e meridionalista sarà preceduto, qualche giorno prima, da Valerio Massimo Manfredi, uno dei massimi scrittori di storia romanzata, invitato nell'ambito de Il presidio del libro.
Venerdì 18, alla serata darà il suo contributo La Compagnia della lunga tavola. L'associazione cultural-gastronomica "spezzerà" il pane annodato già presentato due anni fa in una delle manifestazioni più riuscite per ricordare i 150 anni dell'Unità d'Italia, la mostra "Fratelli di pane".

MALALA CHE VOLEVA ANDARE A SCUOLA

Il premio Nobel per la pace, com'è noto, è stato assegnato all'Organizzazione che si occupa della ricerca e della messa in sicurezza delle armi chimiche. E' un organismo dell'Onu. Vi appartengono quelle stesse nazioni che hanno dichiarato di possedere armi chimiche, dagli Stati Uniti all'Iran alla Russia. Un premio che non comporta assunzioni di grandi responsabilità da parte della commissione per il Nobel. Che avrebbe potuto scegliere, per esempio, Malala Yousafzai. La ragazza pakistana (huffington post) ha parlato all'assemblea delle Nazioni Unite il giorno del suo sedicesimo compleanno. I talebani l'hanno massacrata solo perché lei insisteva per andare a scuola. Al Palazzo di vetro di New York s'è presentata con il velo appartenuto a Benazir Bhutto, pasionaria e premier del Pakistan.
Ma gli svedesi hanno preferito, come l'anno passato per la Commissione Europea, un organismo internazionale. Così come scelsero di dare un premio alle potenzialità quando lo assegnarono a Barack Obama. Il presidente Usa li ha ripagati con la voglia pazza di sparare al siriano. Qualcuno dice che si è trattato solo di un diversivo per distrarre gli americani dagli effetti disastrosi del cosiddetto shutdown. In fondo, meglio vedersi arrivare una bara avvolta nella bandiera a stella e strisce e sentirsi eroi, piuttosto che una busta paga vuota come vuote sono le casse federali e sentirsi poveri. 

domenica 6 ottobre 2013

IL MIO CALCIO / BITONTO-MONTE SANT'ANGELO 2-0



BITONTO, STADIO CITTÀ DEGLI ULIVI, DOMENICA 6 OTTOBRE 2013
CAMPIONATO REGIONALE DI PROMOZIONE, GIRONE A, QUARTA GIORNATA
BITONTO-MONTE SANT’ANGELO 2-0
BITONTO: Lattanzi, M.Roselli, Bonasia, Foggetti, Zaccaro, Naglieri, Modesto (31’ st Piperis), Sangirardi, Terrone, N.Roselli (46’ st Ricciardi), Lomuscio (41’ st Belviso). A disp. Piscopo, Pazienza, Soldano, Cipparatti. All. Di Venere.
MONTE S.A.: Bua (9’ st espulso), Armilotta (1’ st Germinale), Lauriola, Pignatelli, Melchionda, Giuffreda (10’ st Starace), Quisario, Kouame, Lannunziata, D’Apolito (10’ st Fiore), Scarano. A disp. Santoro, Giordano, Fiore, Frattaruolo. All. Ricucci.
ARBITRO: Zammillo di Brindisi.
RETI: pt 3’ Terrone; st 38’ Terrone rig.
NOTE: cielo coperto, temperatura mite, un po’ di pioggia sul finire del match, terreno in buone condizioni, 500 spettatori circa. Espulso al 9’ st Bua per fallo di mani fuori area. Ammoniti Naglieri, D’Apolito, M.Roselli, Lannunziata, Zaccaro, Germinale. Recuperi 2’+5’.
BITONTO – Quarta vittoria di fila per la capolista del Girone A di Promozione. Il Monte Sant’Angelo fa sudare ventuno camicie ai leoni di Muzio Di Venere. Anche in inferiorità numerica, la formazione di Celestino Ricucci ha tenuto testa a un Bitonto passato in apertura con Nando Terrone, lesto sotto misura su centro di Modesto. Sul finire del match il 6° gol in campionato per il centravanti neroverde. La matricola foggiana si conferma all’altezza della categoria, contribuendo ad una partita godibile.
Di Venere schiera un 4-2-3-1 che prevede la difesa orchestrata da Michele Zaccaro e dal giovanissimo Naglieri, sugli esterni Michele Roselli e Bonasia, reduce dall’esperienza tra i professionisti, a Lamezia. La mediana è presidiata da Peppino Sangirardi, vecchio lupo di questo e di altri mari ben più tempestosi,  e Foggetti, che il tecnico di Carbonara ha voluto portare con sé da Modugno, dove la stagione scorsa ha vinto il Girone B battendo proprio il Bitonto; dietro la punta Nando Terrone giostrano Modesto, ala destra con licenza di svariare a sinistra, il giovane Lomuscio e l’indomito Nico Roselli, altro gladiatore di mille arene. E proprio da una giocata di Vincenzo Modesto sulla sinistra nasce il repentino vantaggio interno: la deviazione di Terrone è da centravanti di razza. Sembra tutto facile pe ril Bitonto. Ma il Monte Sant’Angelo non è affatto avversario disposto a subire. Ricucci ha piazzato la linea a quattro davanti a Bua con Armilotta e Lauria esterni, Pignateli e Giuffreda centrali. D’Apolito è il play che gioca spesso da schermo davanti alla difesa, Melchionda e il piccolo colored Cesar Kouame sono i mediani, Quisario batte la corsia di destra, Scarano è l’attaccante di complemento, Lannunziata l’ottimo centravanti.
Il Monte Sant’Angelo ha una buona predisposizione al gioco, ma al momento di chiudere verso Lattanzi trova il bunker protetto da Naglieri e Zaccaro, con l’implacabile filtro di Sangirardi. Il quale assiste Modesto (ottimo il primo tempo di un calciatore forse discontinuo ma che sicuramente meriterebbe quantomeno il palcoscenico dell’Eccellenza) che conclude fuori di poco. Ancora il laterale bitontino in percussione (30’) con conclusione ancora di poco fuori. Al 35’ Roselli imbuca per Modesto su cui esce Bua che respinge col ginocchio la deviazione dell’attaccante di casa. Naglieri si guadgna il sette in pagella con un intervento salvagol su Lannunziata. È il 45’, tutti a bere tè caldo.
Ricucci lascia negli spogliatoi Armilotta e inserisce Germinale, che si mostra di gran lunga migliore del giovane compagno di squadra. I garganici si fanno pericolosi con un diagonale di Scarano che finisce non lontano dalla porta di Lattanzi. Una magia di Modesto, è il 9’, si conclude con un tiro fuori di un nulla. È il preludio ad uno degli episodi decisivi: Bua respinge sui piedi di Roselli; l’ex Noicattaro calcia da 40 mt volendo cogliere l’estremo garganico fuori dei pali; questi respinge con le braccia. La segnalazione arriva dal primo assistente di Zammillo. La punizione di Roselli esce di poco a lato. Ricucci sacrificaD’Apolito e al tempo stesso inserisce la terza punta, Simone, a comporre il tridente con Quisario e Lannunziata. Il tecnico foggiano vuole il pareggio, arretra Scarano e chiede a Cesar di inserirsi più che può. Poco dopo l’ora di gioco uno dei momenti più emozionanti del pomerigio, con un contropiede 4 contro 2 del Bitonto: Roselli sbaglia l’assist decisivo, il Monte Sant’Angelo riparte e crea un grosso pericolo dalle parti di Lattanzi. Al 24’ il canto del cigno dei garganici: cross di Simone da sinistra edeviazione di Cesar alta sulla traversa. Passa poco meno di un quarto d’ora e un fallo di mano in area foggiana induce Zammillo a concedere il calcio di rigore. Terrone trasforma battendo Starace e portandosi a quota 6 nella classifica cannonieri.
C’è grande entusiasmo su questo Bitonto che viaggia al ritmo di tre punti a partita. Il presidente Vincenzo Cariello, il presidente onorario Ciccio Noviello, il direttore sportivo Francesco Morgese e lo stesso Di Venere sono sulla strada giusta per riportare il pallone di Bitonto a rimbalzare su altri e più alti palcoscenici.