Trogir, il lungomare |
Trogir, novembre 2012 - Giovanni Orsini era un prete
veneziano che nel 12° secolo si trasferì in Dalmazia. Qui trovò un luogo di
capre (tragos in greco), l'antica Tragurium. Trogir festeggia il suo Svet Ivan
(in realtà il vescovo è solo beato, chissà se lo faranno mai santo) il 14
novembre. Una festa semplice, senza orpelli, sobria: una messa, una processione
attorno al borgo antico, con la banda in testa, il busto argenteo del santo
portato a braccia da un addetto che cambia ogni anno, non più di cinquecento
persone che, uscite dalla cattedrale, seguono il corteo, con semplicità.
L'italiano, il meridionale, resta stupefatto: nessuna luminaria, nessuna
bancarella, nessun paramento dorato.
Da sinistra, Grittani, l'interprete e i sindaci di Lucera e Trogir |
Della diplomazia sembra nutrirsi oggi la politica “estera”
di Trogir e in particolare del suo sindaco, Damir Rilje. Che ogni anno raduna,
in occasione delle celebrazioni per il patrono, le città gemelle. E le “twin
towns” ogni anno rispondono. Stavolta ce n’erano una diecina. Oltre alle
italiane Lucera e Porto Sant’Elpidio, delegazioni turche, macedoni, ceche,
bavaresi. Insomma, mezza Europa.
Dunque, da quest’anno al meeting che si tiene nella piazza
d’armi del castello del Camerlengo, proprio sul mare della baia di Trogir,
c’era anche Lucera. Che dal 23 luglio, con la firma del protocollo a palazzo
Mozzagrugno, è gemellata con Trogir. Pasquale Dotoli, quattro mesi dopo, ha
restituito la visita. "Amicizia santa" l'ha definita Rilje,
abbracciando Dotoli al momento della consegna dei doni, nel pomeriggio di un
mercoledì.
Tra i momenti di maggiore suggestione della tre giorni
croata, la visita al Parco degli Amici. Dove è stato piantato un alberello per
ciascuna delle twin towns. Una sorta di giro dell'Europa in riva al
mare: una lapide ai piedi del giovane albero riporta il nome della comunità
gemellata. Dalle grandi capitali dell'Est europeo - Budapest, Praga e Varsavia
- ai tanti centri più piccoli come la stessa cittadina imperiale in Terra Dauna
e Gorazde, Jaroslav e Kranyska Gora, Montesilvano e Vaterstetten, Yalova Turska
e Krasnik, Kotor e Sibenik, Surlat La Caneda, Slupka e Ancona, Budva e Vukovar,
Tione e Tivat. E altre ancora.
Una delle bancarelle che vendono fiori al mercato giornaliero |
Trogir, il castello del Camerlengo |
Dalla genesi del gemellaggio alla restituzione della visita
il passo è breve. La delegazione dauna è composta dal sindaco, dagli assessori
Andrea Bernardi, Mario Follieri e Giacomo Capobianco e dal consigliere comunale
Michele Barisciani.
"Esperienza straordinaria - non fatica ad ammettere
Dotoli -. Come l'accoglienza. Senza fronzoli, essenziale, ma sentita, col
cuore. Nulla è stato lasciato al caso. Quel che colpisce è la capacità di
intessere rapporti con altre istituzioni in ogni parte d'Europa. Sedere fianco
a fianco a turchi, cechi, montenegrini, tedeschi e naturalmente croati ti offre
la possibilità di misurarti con nuove dimensioni, anche con problematiche nuove
e magari anche più gravi”.
La
politica dei gemellaggi vuol dire marketing territoriale. Vuol dire credenziali
per quell'Europa comunitaria di cui la Croazia sta per diventare parte
integrante. Vuol dire una rete di contatti che può favorire il turismo, il
commercio. E, non ultimi, gli scambi culturali. La conoscenza. La curiosità. Un
po’ come, molti secoli fa, provò a fare, riuscendoci, Giovanni Orsini. Il
vescovo diplomatico che divenne beato e fu chiamato santo.
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