mercoledì 10 luglio 2013

EVENTI / MULTICULTURITA A CAPURSO

La formazione del Nuevo Tango Ensamble: sul palco
Gianni Iorio (bandoneon), Pasquale Stafano (pianoforte),
Pierluigi Balducci (basso) e Pierluigi Villani (batteria)
Immagine ripresa con telefono Blackberry
Da anni il festival di musica jazz Multiculturita dà lustro alla mia città. Che ha ospitato grandi musicisti come Pat Metheny (nello stadio: che serata), Enrico Rava (sempre nel campo di calcio: cantava Gino Paoli, altro evento memorabile), e i Manhattan Trasfer. Solo per ricordarne alcuni. Solo per ricordare i nomi più noti al grande pubblico. Nomi a cui vanno doverosamente aggiunti quelli di Stefano Bollani (il duetto con Luca Medici deve essere iscritto nei libri di storia della nostra comunità: insieme, il musicista e l'attore trasformarono l'inno alla Madonna del Pozzo), Marcus Miller, Billy Cobham...
Probabilmente quello di Capurso non assurgerà mai alla notorietà del festival perugino. Ma ha una sua dignità. Ha mantenuto una sua logica ferrea, è stato costretto a migrare, ma il fil rouge non si è mai spezzato. Da questo punto di vista Michele Laricchia - nel frattempo diventato assessore comunale: ma questa è tutt'un'altra storia, ve l'assicuro -, non ha mai ceduto alle tentazioni. Si è infervorato, questo sì, a volte andando sopra le righe, ma la sua direzione artistica è stata rigorosa nella scelta degli artisti. E delle location. Il trasferimento dal sagrato del santuario mariano alla piazzetta creata ai piedi della biblioteca, nei giardini pubblici di piazza Matteotti, hanno arricchito la manifestazione. Ed hanno celebrato la "nuova villa", rinata a nuova vita dopo i lavori di ristrutturazione.
Ieri sera, poi (dopo il troppo lungo prologo con il contest, la sfida finale tra due band: altra intuizione brillante di Laricchia), il fascino di un bandoneon che quasi prendeva vita tra le mani di Gianni Iorio, ha letteralmente tramortito il pubblico. Per quanto mi riguarda è stato un viaggio di settanta minuti: mi ha proiettato nella terra dei miei sogni, l'Argentina, Buenos Aires. Un concerto agile, con addirittura qualche concessione alla musica leggera. Il tango è passione, è cultura, è storia, è teatralità, è disperazione, è nostalgia, è ambizione, è sensualità, è fusione, di corpi e di anime. Il jazz è tutta la musica che suona attorno, mescolata e scecherata al contempo. Sulla linea sottile del tempo (Astor Piazzolla e la storia della metropoli bonairense) e dello spazio (i barrios di Boca e di Almagro, tanto caro a papa Bergoglio, il Rio de la Plata, culla dei tangueiros) hanno danzato le note dell'ouverture di Multiculturita, che accompagnavano "fino alla fine del mondo".
Capurso non sarà Perugia. Ma lo spettacolo è stato magico.

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