domenica 7 luglio 2013

VIAGGI & MIRAGGI / RUTIGLIANO

Uno degli stand alla Festa del grano di Rutigliano,
domenica 7 luglio 2013
Il cestaio. Il sig. Sanitate, l'ha scritto anche sul cartellino
alla sua sinistra, ha 88 anni
Andar per sagre è un'esperienza formativa. Certo, c'è il rischio dell'omologazione. Che il mix centri storici-enogastronomia-antichi mestieri-tradizioni-volontariato diventi poco più di un'operazione per incrementare il turismo mordi e fuggi. Eppure, la folla nelle stradine di borghi antichi più o meno attrezzati, le bancarelle con le pietanze della tradizione culinaria locali più o meno rivisitate, le street-band o i tamburi e sbandieratori (nel caso di Rutigliano, da segnalare la novità delle marjorettes, malamente abbinate a timpanisti in costumi medievali), le esposizioni di attrezzi di antichi mestieri, i dibattiti con un uditorio distratto, ha un fascino. Esercitato, d'altro canto, su migliaia di visitatori. In genere è la città che rovescia sulla provincia frotte di turisti delle sagre di paese. Se riesci a colpire il target del barese hai risolto metà dei tuoi problemi di organizzatore. Problemi che non sono pochi, a cominciare dal reperimento delle risorse economiche. Vi sono località - vedi Noci - che della sagra hanno fatto un mestiere, se non una professione. Entrando in paese, si legge sui cartelli un quanto mai significativo, anche se piuttosto pretenzioso, "Benvenuti a Noci, città dell'enogastronomia".

Una delle criticità di ogni sagra (qui una foto che ho scattato alla
scorsa sagra del cavatello, a Triggiano) è la raccolta dei rifiuti
Insomma, tutto quanto fa spettacolo in una sagra. Che a volte ha effettive radici nella storia del costume locale, altre volte è una chiara forzatura. Per esempio, a proposito della festa rutiglianese, più d'uno si chiedeva, ma che c'azzecca il grano nel paese dell'uva da tavola? Poco o molto, ha scarsa importanza. Quel che conta è mettere in vetrina il centro storico, farlo respirare, anche se può sembrare che la sagra diventi più che un polmone ausiliario, un respiratore artificiale. E comunque, il grano, una volta, c'entrava sempre. In ogni paese di una volta c'era uno spazio comune (l'aia grande) destinato alla battitura del grano. E in ogni caso, il grano si presta a molteplici interpretazioni in cucina. E allora, viva le sagre.
Turisti del tempo della grande crisi, cercatene e mangiatene tutti.

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