SERIE D, GIRONE H, QUINTA GIORNATA
DOMENICA 29 SETTEMBRE 2013, STADIO V.S. VENEZIANI IN MONOPOLI
MONOPOLI-BRINDISI 3-2
MONOPOLI: Mirarco, Lacriola, Colella, Camporeale, De Toma, Vetrugno,
Laboragine (36’ st Marini), Lanzillotta, Di Rito (33’ st Corvino), Strambelli,
Montaldi. A disp. Serrano, Pinto, Disanto, Mastropasqua, Adeshokan, Cortese,
Causio. All. De Luca.
BRINDISI: Novembre, Iaboni, Liotti, Favia, Patti (47’ st Tedesco), Cacace,
Loiodice (23’ st Albano), Marsili,
Gambino, Pellecchia, Fella (40’ st Greco). A disp. Peschechera, Sicignano,
Akuku, De Martino, Vantaggiato, Nassi. All. Ciullo (in panchina Maggio).
ARBITRO: Cenami di Rieti.
RETI: pt 3’ Di Rito 8’ Gambino rig., 18’ Montaldi, 21’ Laboragine, 28’
Gambino.
NOTE: ammoniti De Toma, Strambelli, Liotti, Laboragine, Lanzillotta,
Vetrugno, Tedesco.
un'azione di calcio d'angolo sotto la porta di novembre; in curva la straordinaria coreografia dei tifosi monopoliani |
MONOPOLI – Se il calcio si
sforzasse di concentrare le immense energie positive, di spettacoli come quello
del tardo pomeriggio di domenica ve ne sarebbero tanti. E, almeno nella “bolla
pallone” sarebbe più bello vivere, respirare. C’era tantissima gente al “Vito
Simone Veneziani”. La curva era coperta da molte centinaia di persone che
indossavano magliette bianche e magliette verdi. La gradinata era occupata da
almeno duecento ultrà del Brindisi. I posti a sedere in tribuna erano in gran
parte occupati. Il primo tempo, poi, è stata una sinfonia. Anzi, no, un
concerto di fuochi pirotecnici. Hai voglia a dire che lo zero-a-azero è
risultato perfetto. Il gol è esplosione di gioia, vittoria e sconfitta
sublimate in pochi gesti, errore e prodezza montati come al cinematografo.
un momento di monopoli-brindisi; sullo sondo, la tifoseria biancazzurra |
Monopolitani e brindisini non si
vogliono bene. Calcisticamente. Vivono stagioni di alti e bassi, tra il
professionismo e il baratro. Brindisi pare aver ritrovato una certa stabilità.
La gestione assicurata da Ninì Flora garantisce risorse e ambizioni. Monopoli
ha ritrovato passioni e pulsioni di un vecchio lupo di mare, Vito Laruccia, che
ha radunato attorno a sé, dopo la sperimentazione con Maci, Tatò e D’Alesio,
risorse umane monopolitane, accompagnate da un guru del football pugliese come
Mario Russo. Sotto e sopra tutto, c’è l’entusiasmo ritrovato degli
appassionati. Che è il sale del calcio. Uno stadio vuoto è una minestra
insipida. Sopra tutte le mense.
Claudio De Luca schiera, davanti
all’ex Nardò Mirarco, con Lacriola e Vetrugno esterni, Colella e De Toma
centrali. In mediana, Camporeale corre per tutti,. Lanzillotta è il regista,
Strambelli il trequartista, Laboragine tracciava i solchi a destra, Di Rito il
centravanti-boa e Montaldi l’attaccanta passepartout, nel senso che puoi
ritrovartelo dappertutto. Totò Ciullo, in tribuna per squalifica, si affida ad
uno schieramento più o meno speculare, con Patti e Cacace stopper e libero
davanti a Novembre, Iaboni e Liotti terzini; l’ex Molfetta Favia è il mediano,
Loiodice e Fella fanno da cornice all’attaccante Gambino, sempre in agguato,
Marsili e Pellecchia i centrocampisti. Panchine ricche: l’ex neretino Corvino su
quella biancoverde, insieme a Marini, Adeshokan e al figlio di Franco Causio; Tedesco e Albano su quella
biancazzurra.
La prima frazione di gioco, come
si diceva, è divertente. Il match è sempre in bilico, anche quando il Monopoli
si porta avanti di due. L’argentino Nicolas Di Rito segna il primo gol in
campionato su perfetta punizione di un altro Nicola, Strambelli. Cenami vede
poi un fallo di mano di un uomo in barriera e assegna un rigore al Monopoli che
Gambino trasforma. Il match sembra spezzarsi quando Novembre costruisce un
inglorioso tunnel attorno ad una sfera innocuamente calciata da Montaldi. Gol e
onta. Nel calcio le papere, per fortuna, le fa anche Buffon. I baresi blindano
(almeno così pare) la partita con Laboragine, i brindisini trovano la
combinazione con Gambino. Cinque gol in ventotto minuti. Impossibile continuare
su tali ritmi di azioni belle e errori macroscopici. La fase difensiva, una
volta tanto, ha la peggio. De Toma appare troppo statico, Vetrugno si distrae,
Cacace e Patti non fanno meglio dall’altra parte.
Poi, come d’incanto, i calciatori
in campo trovano misure e contromisure adeguate alla levatura dell’avversario.
La gara scivola “normale” ma sempre ricca di fascino. Le tifoserie proseguono
negli sfottò, ma non si va mai sopra le righe (beh, siamo solo alla quinta
giornata!), anche quando Ciullo, agli sgoccioli della partita, si muove dalla
tribuna dov’era appollaiato per raggiungere gli spogliatoi, gli inviti
monopolitani a dimettersi erano sussurrati, quasi rispettosi. Il buon Totò a
stento faceva finta di nulla.
L’unica macchia di una bella serata monopolitana a triplice fischio
fischiato. Uno zelante addetto alla sicurezza tiene la porta di uscita chiusa.
Ordini della questura, dice. Dietro la serranda la folla comincia a vociare, a
protestare, a spingere, a sudare, a litigare. Chi doveva andare a scrivere, chi
a lavorare, chi dalla moglie in ospedale, chi si sentiva male, chi aveva il
bimbo che soffocava, chi era poliziotto, chi vigile urbano, chi assessore e chi
giornalista. Lo steward andava in affanno. Chiamavo un “Vito” e invocava nuove
disposizioni dalla polizia. Che non arrivavano. Fino a quando la spinta non
doventava insopportabile e la diga crollava. Una disposizione senza senso.
Momenti in cui hanno pesato le colpevoli assenza di un poliziotto o di un
dirigente del Monopoli.
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