Da sinistra, Peppe Zullo, Tony Santagata e Felice Lo Basso |
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Villa Jamele è un tempio. Il santuario del buon mangiare (e del buon bere, a giudicare da quel che si dice della collezione di vini del proprietario). L’ombelico del mondo della enogastronomia in Puglia. Peppe Zullo da diciott’anni organizza una convention che aduna il bel mondo che gira attorno alla ristorazione: patron, chef, produttori di materie prime e comunicatori. Ci sono andato insieme a Sandro Romano, gastronomo-giornalista-bancario, a Michele Traversa, blogger di LSD magazine, e Michelangelo Romano dell'associazione La Compagnia della lunga tavola. Ospitalità da perfetto anfitrione quella riservata da Zullo. Che ha chiamato alcuni degli chef pugliesi che lavorano nelle cucine di mezza Italia. Tra cui Fabio Pisani. L’execuitive-chef de “Il luogo di Aimo e Nadia” è stato uno degli ospiti d’onore della due giorni di Orsara, località non distante da Foggia, sui primi contrafforti dei monti Dauni. Testimonial d’eccezione, Toni Santagata. Il 78enne chançonnier, foggiano di Sant’Agata di Puglia, da anni di casa a Roma si è divertito e ha divertito con le sue canzoni e con i suoi ricordi.
Villa Jamele è un tempio. Il santuario del buon mangiare (e del buon bere, a giudicare da quel che si dice della collezione di vini del proprietario). L’ombelico del mondo della enogastronomia in Puglia. Peppe Zullo da diciott’anni organizza una convention che aduna il bel mondo che gira attorno alla ristorazione: patron, chef, produttori di materie prime e comunicatori. Ci sono andato insieme a Sandro Romano, gastronomo-giornalista-bancario, a Michele Traversa, blogger di LSD magazine, e Michelangelo Romano dell'associazione La Compagnia della lunga tavola. Ospitalità da perfetto anfitrione quella riservata da Zullo. Che ha chiamato alcuni degli chef pugliesi che lavorano nelle cucine di mezza Italia. Tra cui Fabio Pisani. L’execuitive-chef de “Il luogo di Aimo e Nadia” è stato uno degli ospiti d’onore della due giorni di Orsara, località non distante da Foggia, sui primi contrafforti dei monti Dauni. Testimonial d’eccezione, Toni Santagata. Il 78enne chançonnier, foggiano di Sant’Agata di Puglia, da anni di casa a Roma si è divertito e ha divertito con le sue canzoni e con i suoi ricordi.
Villa Jamele: un ulivo secolare e, sullo sfondo, la palazzina della scuola internazionale di cucina di Zullo |
Villa Jamele si trova in una conca chiusa tra quattro
colline. Un angolo di paradiso (ogni riferimento al poco distante ristorante di
Zullo, Paradiso, perlappunto, è voluto) splendente in un rigurgito di tarda
primavera a metà ottobre che solo il Mezzogiorno d’Italia sa donare.
Qui si è parlato di cibo, di qualità, di tecnica, ma anche
di strategie imprenditoriali, di come fare impresa dando da bere (e non dandola a bere) oltreché da mangiare alla
gente. Il tema del convegno – tenutosi in uno spazio che per tetto ha le fronde
dei castagni e per sottofondo il rombo dei trattori – è stato “Cibo e
felicità”. “La felicità sembra sparita dalle tavole dei ristoranti – ha detto
Danilo Giaffreda, giornalista chiamato a condurre la discussione -. A tavola bisogna
andarci per provare emozioni, vivere un’esperienza straordinaria ed uscirne
arricchiti, di chili ma, soprattutto, di felicità”. “Il futuro è lo scambio, il
confronto, l’internazionalizzazione” , ha detto Giacomo Mojoli. Per il docente
universitario e giornalista la cultura del luogo dev’essere letta e
metabolizzata attarverso le sensazioni e le suggestioni trasmesse dal piatto.
Pisani ha affermato che da tempo, a Milano, propone una cucina italiana con
radici pugliesi. Ed ha fatto cenno ai ceci selvatici di Spinazzola con i quali
prepara una farina tostata per la tagliata di fassona, tipica carne toscana.
Utilizza le cicerchie per la zuppa. Il lampascione, il mostacciolo, il
marasciuolo, la cicorietta che fa letteralmente uscire pazzi i giapponesi.
Da sinistra, Pietro Zito, Santagata e Fabio Pisani |
Carlo Spinelli, giornalista “gastromusicale” (“provo a
coniugare musica indy e lampascioni”), scrive anche su Rolling Stone. Il suo
intervento e le sue provocazioni hanno chiuso il dibattito, prima del passaggio
del microfono allo scoppiettante Santagata.
Tra i cuochi esibitisi nelle cucine di Villa Jamele, come si
diceva, alcuni dei masterchef di Puglia. Lucio M ele di Manfredonia,
executive-chef di “Sale grosso” a Bologna. Maria Cicorella de “Il pashà” a
Conversano. Angelo Sabatelli, dell’omonimo locale a Monopoli (strepitose le sue
orecchiette con ragù tirato trenta ore e fonduta di caciocavallo). Remo
Capitaneo, executive-chef al “Remo Bartolini” presso il Devro Hotel a Cavenago
Brianza. Felice Lo Basso, executive-chef dell’Alpenroyale Grand Hotel di Selva
di Val Gardena. Gegè Mangano, cuoco e ristoratore de “Li Jalantuùmene” (autore
delle ruote di Benedetto Cavalieri, pastaio di Maglie, alla crema di
marasciuolo, una sorta di cicoriella selvatica). Nazario Biscotti, cuoco e
ristoratore di “Le antiche sere” di Lesina. Felice Sgarra, cuoco e ristoratore
dell’“Umami” di Andria.
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