martedì 25 giugno 2013

VIAGGI E MIRAGGIO - TROGIR

Trogir, il lungomare
Trogir, novembre 2012 - Giovanni Orsini era un prete veneziano che nel 12° secolo si trasferì in Dalmazia. Qui trovò un luogo di capre (tragos in greco), l'antica Tragurium. Trogir festeggia il suo Svet Ivan (in realtà il vescovo è solo beato, chissà se lo faranno mai santo) il 14 novembre. Una festa semplice, senza orpelli, sobria: una messa, una processione attorno al borgo antico, con la banda in testa, il busto argenteo del santo portato a braccia da un addetto che cambia ogni anno, non più di cinquecento persone che, uscite dalla cattedrale, seguono il corteo, con semplicità. L'italiano, il meridionale, resta stupefatto: nessuna luminaria, nessuna bancarella, nessun paramento dorato.
Da sinistra, Grittani, l'interprete e i sindaci di Lucera e Trogir
Orsini mori nel 1111. Una delle leggende legate al vescovo Ivan narrano delle reliquie del veneziano che miracolosamente “tornarono indietro”da Venezia a Trogir, dopo un furto molto simile a quello delle ossa di San Nicola. Solo che i “pescatori-corsari” baresi si dimostrarono molto più abili dei veneziani che nel 1174 provarono a portarle via dalla chiesa di Svet Lovre. Oggi, la cattedrale dedicata a San Lorenzo, dopo tante contaminazioni stilistiche e architettoniche, è il principale edificio sacro di Trogir. Orsini era un diplomatico: molto più semplicemente con la diplomazia che con i miracoli, salvò la città dalla distruzione programmata dai Magiari.
Della diplomazia sembra nutrirsi oggi la politica “estera” di Trogir e in particolare del suo sindaco, Damir Rilje. Che ogni anno raduna, in occasione delle celebrazioni per il patrono, le città gemelle. E le “twin towns” ogni anno rispondono. Stavolta ce n’erano una diecina. Oltre alle italiane Lucera e Porto Sant’Elpidio, delegazioni turche, macedoni, ceche, bavaresi. Insomma, mezza Europa.
Dunque, da quest’anno al meeting che si tiene nella piazza d’armi del castello del Camerlengo, proprio sul mare della baia di Trogir, c’era anche Lucera. Che dal 23 luglio, con la firma del protocollo a palazzo Mozzagrugno, è gemellata con Trogir. Pasquale Dotoli, quattro mesi dopo, ha restituito la visita. "Amicizia santa" l'ha definita Rilje, abbracciando Dotoli al momento della consegna dei doni, nel pomeriggio di un mercoledì.
Tra i momenti di maggiore suggestione della tre giorni croata, la visita al Parco degli Amici. Dove è stato piantato un alberello per ciascuna delle twin towns. Una sorta di giro dell'Europa in riva al mare: una lapide ai piedi del giovane albero riporta il nome della comunità gemellata. Dalle grandi capitali dell'Est europeo - Budapest, Praga e Varsavia - ai tanti centri più piccoli come la stessa cittadina imperiale in Terra Dauna e Gorazde, Jaroslav e Kranyska Gora, Montesilvano e Vaterstetten, Yalova Turska e Krasnik, Kotor e Sibenik, Surlat La Caneda, Slupka e Ancona, Budva e Vukovar, Tione e Tivat. E altre ancora.
Una delle bancarelle che vendono fiori al mercato giornaliero
Artefice del gemellaggio tra Lucera e Trogir, Vito Grittani. Singolare figura, il capursese, che si muove con naturalezza nel mondo della diplomazia. Capace di concretizzare in pochi mesi un’operazione che altrimenti sarebbe durata mesi e avrebbe fatto scorrere fiumi di inchiostro e riempito faldoni di scartoffie. A maggio visita Lucera l'ambasciatore della Croazia. Poche settimane dopo Rilje e Dotoli appongono la loro firma in calce al protocollo del gemellaggio.
Trogir, il castello del Camerlengo
Dalla genesi del gemellaggio alla restituzione della visita il passo è breve. La delegazione dauna è composta dal sindaco, dagli assessori Andrea Bernardi, Mario Follieri e Giacomo Capobianco e dal consigliere comunale Michele Barisciani.
"Esperienza straordinaria - non fatica ad ammettere Dotoli -. Come l'accoglienza. Senza fronzoli, essenziale, ma sentita, col cuore. Nulla è stato lasciato al caso. Quel che colpisce è la capacità di intessere rapporti con altre istituzioni in ogni parte d'Europa. Sedere fianco a fianco a turchi, cechi, montenegrini, tedeschi e naturalmente croati ti offre la possibilità di misurarti con nuove dimensioni, anche con problematiche nuove e magari anche più gravi”.
La politica dei gemellaggi vuol dire marketing territoriale. Vuol dire credenziali per quell'Europa comunitaria di cui la Croazia sta per diventare parte integrante. Vuol dire una rete di contatti che può favorire il turismo, il commercio. E, non ultimi, gli scambi culturali. La conoscenza. La curiosità. Un po’ come, molti secoli fa, provò a fare, riuscendoci, Giovanni Orsini. Il vescovo diplomatico che divenne beato e fu chiamato santo.

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